L’altra sera ero a cena con un amico. La nostra comunicazione era disturbata dalla mia fame congenita. Solo ora mi sono reso conto, che proprio per questo, non mi ero neanche spogliato per mangiare.
Mentre lottavo con le cozze, lui mi diceva che trovava interessante questa svolta politica italiana recente, anche se in qualche piccola parte. Ora, io non riesco proprio a vedere qualcosa di interessante, se non per un processo di esclusione. Non so come si possa prescindere dal passato di ognuno, ( e quindi neanche da quello che questa volta ha indicato il suo rappresentante ), ed in questo caso come e perché io possa e debba prescindere dal mio, che a me appare, quanto mai presente.
Mi rendo conto di come questo fattore possa influenzare anche una semplice conversazione ma, proprio per dimostrare considerazione alle sue parole, ho provato a capire tornando a casa cosa mi voleva dire.
L’unica e sola considerazione che sono riuscito a trarre, è la conferma di ciò che da tempo vado pensando. Cioè che l’analisi di ciò che accade, ancora una volta si identifica erroneamente sul fattore personaggio anziché sul fattore contenuto. E che questo accade perché un contenuto , secondo me non c’è, o almeno non ne vedo di condivisibili da considerare la mia partecipazione a quel progetto.
In sostanza, se si deve imputare qualcosa a questo finto cambiamento, è solo perché questo rappresenta la necessità di una parte di popolazione che si identifica con il personaggio che la incarna e che si rivela essere il portatore sano di quei “valori” di quella parte di società.
Altro non ci vedo. Questo non è il contenuto che mi rappresenta, in relazione al mio percorso. Al punto tale che appariva chiaro nella conversazione, quanto la mia posizione fosse di minoranza rispetto al momento storico. Ma questo può essere di per sé uno svantaggio? In sostanza, se si seguita erroneamente ad imputare a chi ci governa la responsabilità del presente, si seguita semplicemente a negare che chi è stato delegato a farlo , altri non è che l’espressione di un costume e una attitudine perversa di chi, quella persona ha indicato.
Della sua vita, del suo percorso personale, delle sue scelte e definisco anche meglio, delle sue ambizioni…
Chi governa rappresenta un movimento di persone che hanno una maggioranza, fittizia o tale di cui non è necessario condividere i valori, neanche per fingere di sentirsi a disagio di aver perso. Non mi ferisce proprio essere in minoranza. Non farei il minimo sforzo per acquisire qualche quota di maggioranza, per vedere affermato un qualche mio diritto magari in maniera distorta.
Questo è il solo livello di partecipazione a cui intendo accedere, per consentire a ciò in cui credo di continuare ad essere parte della mia persona, considerando questo un valore imprescindibile alla mia partecipazione. A zero presunzione.
La politica a questo punto, in quanto tale, esiste quindi solo se ci sono persone in grado di imporre attraverso il loro leader, la loro visione e conquistare una posizione di rilievo.
La “colpa” di questo paese, è quella di non aver voluto e saputo creare dei valori accettabili per contenuto diversi da quello di un supposto o mancante benessere. Noncurante di tutta una serie di fattori, che sono mancati nella vita delle persone che via via hanno imposto a forza i loro rappresentanti così simili, alle loro mancanze personali. Questo è un paese che ha decretato la sua fine dal basso, scegliendo deliberatamente di ignorare la sua storia a colpi di maggioranze, di comodo e privilegi. Dimenticando il suo passato e la sua civiltà di provenienza e tagliando legami di appartenenza scomodamente seduti in appartamentini da mutuo trentennale, edificati in orti e giardini patriarcali.
Io vivo in una casa molto piccola e disordinata. Le cose hanno trovato il loro posto in relazione alla apertura delle porte e delle finestre per una forma di pigrizia che si esprime nella formula: dedico il mio tempo a cercare le mie motivazioni e non soltanto ai doveri. Questo mi rende più schiavo di ciò che sento, e non di ciò che dovrei mostrare di essere e senza il benchè minimo desiderio di insegnare o peggio ancora, imporre qualcosa a qualcuno
A me appare di più come un non volersi mettere nella condizione di dover fare cose in cui non credo, o quantomeno, come ultima forma di resistenza, a non dover creare le condizioni per farlo.
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