Io e voi, e mi auguro ci sia almeno una spiaggia. Spesso le parlo ad ora di pranzo, quando solerte si vanta di tutti i suoi scorfani. E dei suoi drammi d’agosto risolti. Ma quel giorno sarà il primo di Maggio. Dunque, che ognuno di voi porti i suoi stracci, i suoi maghi, i giochi e i serpenti addormentati. E il sole avrà quella cheta clemenza che dedica ai pazzi, sotto un cielo terso e striato di costole.
Cacth the wind- Arriverete uno alla volta perchè io possa dedicarmi ad uno solo di voi. Per giocare non ci sarà un viale, ma la spianata della marina. E tutte le navi con il gran pavese e le luci accese, sparse a darsi battaglia lontane. Potrete spostarle a vostro piacere o riempirle di bombe. Colpite o affondate. O puntarvi contro i cannoni l’uno con l’altro, scattando sui tacchi ad ogni bersaglio centrato. Io segnerò i punti, barando.
Mellow yellow- Non avrete nulla di pop nel vostro godere. All’ingresso troverete un arco di rovi e dovrete potarli. Nelle stanze da letto, troverete una piccola stesa di olive nere sui sacchi di iuta, per profumare le vostre notti di grasso e un braciere con legno d’olivo posato al centro del letto, tra quelle neglette lenzuola di lino. Una lampadina appesa ad un filo, l’unico bagliore concesso. Il bagno avrà una finestra sul mare, giusto all’altezza del viso. Metteteci tutto il tempo che volete per farla. Sia l’una, che l’altra. Gli armadi impastati di sale, sarà meglio che voi non li aprite. A cosa vi servono? Voi siete ora il vostro passato. Stendetelo pari sul divano a fiori sfondato, pieno di quel crine che spunta dal buco e che da sempre mi ha reso curioso. O meglio, buttate per terra tutto quello che avete in valigia.
Sp-M-oon river- Ed il giorno di festa vi sorprenderà col fiato sul collo, perché nessuno sapeva dell’ arrivo degli altri, né del suo doppio, né di cosa avrebbe trovato. Nonno sarà seduto alla balaustra, ad affilare cauto e solerte la lama del pane. Nonna a ordire il rosario e a dividere i cocci gli uni dagli altri. Travolti dai vostri stupori domenicali, potrete stare con loro ancora una volta. Quei lunghi patriarchi di sale vestiti di nero, che avevate notato nei vostri credo rabbiosi, erano loro. Una lunga tavola bianca, stesa sul selciato di pietra per sfamare la festa. Sedie diverse. E grandi mazzi di cardi e seccume. Posate d’argento ossidate dal cibo di altri, e bottiglie con i tappi di vetro sbeccati. Larghi i calici e i serviti con i fiori e il bordo d’oro strappato. E anticaglie e frutta dovunque. Non ci dovrà essere nulla di nuovo, nè di splendente. Sarete costretti dai segni, a coniugare il perdono.
Suzanne- Io, da tempo, sono in una piccola scatola d’argento e turchesi comprata in Ladakh. Aleggia all’entrata, su quell’ insolito straccio intrecciato col grano nel centro di un piatto di legno, sopra il baule di ferro. Quello che presi di fronte alla scuola di tedesco. Era abbandonato per strada e lo trascinai fino a casa, credendo di avere fatto un affare. Ascolterò ad uno ad uno i vostri ingressi per esserne sazio, e ricordare le voci di allora che mi avevano incantato. Ognuno avrà, per favore, i suoi accordi e il vestito di sempre e quel pudore che mai vi ha lasciato davvero. O non vi riconoscerò .
You are beautiful- In inglese può essere lui o lei. A scelta. Senza passare dal via, al primo buio, speronerò il mare. Proprio quando la poca luce rimasta vi farà vedere ancora le rughe dei vostri rispettabili palmi. Vorrei essere messo da uno di voi, e lasciato andare, in quel piccolo e liso cesto di paglia che troverete in cantina, pieno di foto e con un piccolo lume nel centro. Il tappo aperto. Mi guarderete andar via portato lontano dalla corrente. Sarà l’ultimo Maggio che passeremo vicini, il solo che avrei voluto così e il resto sarà, bontà vostra, solo ricordo.